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Poteri della retorica

Parma, 11-13 dicembre 2013
Poteri della retorica
Sullo stesso argomento
“Between, IV, 7, 2014
PROGRAMMA

 

 

 

 

 

Tema

«Per lo scrittore è troppo poco dire che utilizza la figura: egli ne vive. Per lui non si tratta di ornare un discorso, ma di far esistere il linguaggio senza la cauzione delle cose: e solo la figura, intesa in senso lato, è in grado di consentirglielo» (Gruppo μ, Rhétorique générale, 1970). Individuata dalle nuove retoriche come condizione di possibilità del linguaggio letterario (o «sistema» funzionale di modificazioni rispetto all’uso comune, per Genette), e al contempo intesa in un senso “allargato” del termine, sempre più pervasivo, pronto a incorporare impensati settori discorsivi, dai linguaggi scientifici ai nuovi media, la retorica non si limita a ricomparire sulla scena dello studio umanistico, ma vede attuarsi, lungo gli ultimi decenni, il suo riscatto.

I suoi poteri, la sua forza suasoria ma anche l’efficacia basilare dei suoi meccanismi comunicativi, si manifestano appieno se si considerano e si pongono a confronto tra loro gli estremi che designano il suo campo, la storica elaborazione e tutela di un repertorio di norme (l’eredità delle risorse millenarie dell’elocutio, e la loro trasmissione scolastica, particolarmente centrale e duratura nel sistema educativo francese) e l’elastica interpretazione odierna di ‘retorica’, la quale abbraccia modalità, politiche, effetti della comunicazione, inerendo ai multiformi processi narrativi dello storytelling come pure a questioni di rappresentazione cruciali per gli studi culturali e la configurazione delle dinamiche letterarie nell’età globale, la comparatistica che raffronta diritto e letteratura, i Translation Studies e le teorie di genere e queer – e questo per non fare che alcuni esempi di ambiti all’interno dei quali leggere i poteri della retorica equivale a mettere in atto una disamina approfondita delle retoriche del potere.

 

Linee di ricerca

Ci è parso opportuno e stimolante, allora, interrogarci sulla presenza produttiva della retorica negli studi comparati, oggi. Alle relazioni che si alterneranno lungo il convegno è affidato il compito di illustrare una suddivisione possibile del tema in sottosezioni, facendo il punto, e al contempo indicando originali direzioni di ricerca, a proposito delle seguenti linee discorsive:

Retorica, corpi, identità. Disciplina, linguaggi e pratiche della costruzione del sé: descrivere e decodificare i meccanismi comunicativi del corpo, le rappresentazioni del soggetto e della società alla luce di una concezione di ‘retorica’ come attenta e ramificata analisi discorsiva.

Retorica, etica, politica. Dal dominio dell’argomentazione e della persuasione ai linguaggi e ai generi che riproducono, esortando a una lettura critica, le retoriche del potere (storiografia, oratoria, trattatistica, giornalismo, cinema…): il cammino della retorica letto nel percorso dalle sue tecniche classiche a una possibile svolta etica nella contemporaneità.

Retorica, media, comunicazione. Figure, campi e strategie di una retorica espansa, oggi legatasi a un primario ruolo interpretativo. Nel reticolo mediale è possibile indagare serialità, parodie, riusi e remake come forme dell’iterazione; la comunicazione sociale, le arti e la critica sul web quali esempi di una retorica della connessione e della molteplicità.

Retorica, stile, letteratura. Il campo dell’elocutio, i significati della codificazione, della trasmissione e dell’analisi della retorica in relazione a codici, generi e sistema della letteratura. Lo stile inteso come inalienabile tratto soggettivo, o come tratto individuante per la descrizione di culture e società.

Retorica, immaginazione, visualità. I procedimenti dell’actio e della memoria, i presupposti e le vicende dell’ékphrasis, il dialogo interartistico e intersemiotico nella contemporaneità, il rapporto testo-performance…: immagini e percorsi possibili della volontà espressiva, fra le arti.

Retorica, teoria, forme. Ripensare la retorica, le sue regole antiche e nuove di funzionamento (per esempio, il dominio della dispositio, i suoi supporti formali, le modalità pervasive dello storytelling), per verificarne la centralità nelle pratiche narrative, nelle riflessioni di estetica e poetica, nelle teorie letterarie.

 

Comitato scientifico

Clotilde Bertoni, Mario Domenichelli, Massimo Fusillo, Maria Teresa Giaveri, Giulio Iacoli, Chiara Lombardi, Gian Piero Piretto, Marina Polacco